Pensione di reversibilità: i tagli non possono superare i redditi aggiuntivi

La pensione di reversibilità non può essere decurtata, in caso di cumulo con redditi aggiuntivi del beneficiario, di un importo che superi l’ammontare complessivo dei redditi stessi (Corte Costituzionale, Sentenza 30 giugno 2022, n. 162).

Tanto è stato stabilito dalla Corte Costituzionale che, con la sentenza in oggetto, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del combinato disposto del terzo e quarto periodo dell’art. 1, co. 41, L. 8 agosto 1995, n. 335 (Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare), e della connessa Tabella F, nella parte in cui, in caso di cumulo tra il trattamento pensionistico ai superstiti e i redditi aggiuntivi del beneficiario, non prevede che la decurtazione effettiva della pensione non possa essere operata in misura superiore alla concorrenza dei redditi stessi.

La Consulta ha accolto la questione sollevata dalla Corte dei conti, in riferimento all’art. 3 della Costituzione, nell’ambito di un giudizio instaurato nei confronti dell’INPS dalla titolare di un trattamento di reversibilità che, pur avendo goduto del cumulo tra detto trattamento e i propri redditi aggiuntivi maturati per due annualità, si era vista applicare decurtazioni della pensione in misura superiore a detti redditi.

Sul punto i Giudici hanno evidenziato che la sussistenza di altre fonti di reddito può ben giustificare una diminuzione del trattamento pensionistico; difatti, il legislatore, prevedendo limiti di cumulabilità tra pensione e reddito, tiene conto della diminuzione dello stato di bisogno del pensionato, che deriva dalla disponibilità di un reddito aggiuntivo, e, nell’esercizio della sua discrezionalità, procede a bilanciare i diversi valori coinvolti, modulando la concreta disciplina del cumulo.
Ciononstante, la regolamentazione del cumulo tra la prestazione previdenziale e i redditi aggiuntivi del suo titolare, quando comporti una diminuzione del trattamento pensionistico, deve muoversi entro i confini della non irragionevolezza.
La disciplina applicata nel caso in questione, al contrario, non risulta rispettosa dei predetti criteri, nella parte in cui consente all’istituto previdenziale di applicare decurtazioni del trattamento di reversibilità in misura superiore ai redditi aggiuntivi goduti dal beneficiario nell’anno di riferimento.
Da tanto consegue un’alterazione del rapporto che deve intercorrere tra la diminuzione del trattamento di pensione e l’ammontare del reddito personale goduto dal titolare, il quale si trova esposto a un sacrificio economico che si pone in antitesi rispetto alla ratio solidaristica propria dell’istituto della reversibilità.
Pertanto, al fine di ricondurre a ragionevolezza il meccanismo applicabile – sancisce la Corte – è necessario introdurre un tetto alle decurtazioni del trattamento di reversibilità operate in ragione del possesso di un reddito aggiuntivo: in ipotesi di cumulo con redditi ulteriori, la pensione di reversibilità può subire decurtazioni solo fino alla concorrenza dei medesimi redditi.

Fisco: invio info dalle banche per i pagamenti con pos

Definiti i termini, le modalità e le informazioni da trasmettere relativi ai dati identificativi degli strumenti di pagamento messi a disposizione degli esercenti attività d’impresa, arte e professione e dell’importo complessivo delle transazioni giornaliere effettuate con i predetti strumenti (Agenzia delle entrate – Provvedimento 30 giugno 2022, n. 253155).

L’articolo 22, comma 5, ultimo periodo, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124 (decreto fiscale 2020), come modificato dalla legge di conversione 19 dicembre 2019, n. 157, ha introdotto l’obbligo, per gli operatori che mettono a disposizione degli esercenti gli strumenti di pagamento elettronico, di trasmettere telematicamente all’Agenzia delle entrate, anche tramite la società PagoPA S.p.a., i dati identificativi dei predetti strumenti di pagamento elettronico nonché l’importo complessivo delle transazioni giornaliere effettuate mediante gli stessi strumenti.
Ai sensi dell’articolo 22, comma 5, ultimo periodo, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124 convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, i prestatori di servizi di pagamento autorizzati che svolgono la propria attività nel territorio nazionale e che, mediante un contratto di convenzionamento, consentono l’accettazione dei pagamenti elettronici effettuati in relazione a cessioni di beni e prestazioni di servizi, anche prevedendo la messa a disposizione degli esercenti di sistemi atti a consentire tale accettazione, sono tenuti a trasmettere le seguenti informazioni:
– il codice fiscale e, se disponibile, la partita IVA dell’esercente convenzionato e il codice univoco del contratto di convenzionamento con il prestatore di servizi di pagamento;
– il codice ABI ovvero il codice fiscale del prestatore di servizi di pagamento obbligato alla trasmissione;
– il codice identificativo univoco, assegnato da PagoPA, del soggetto che trasmette le informazioni;
– l’identificativo univoco dello strumento di pagamento, fisico o virtuale, attraverso cui l’esercente accetta la transazione elettronica;
– la tipologia di operazione, distinta tra pagamento e storno pagamento;
– la data di trasmissione delle operazioni da parte del prestatore di servizi di pagamento;
– la data contabile delle operazioni;
– l’importo complessivo giornaliero delle transazioni elettroniche effettuate dall’esercente;
– il numero giornaliero delle transazioni elettroniche effettuate dall’esercente.
L’Agenzia delle entrate si avvale di PagoPA per l’acquisizione dei dati di cui sopra da parte di tutti i soggetti obbligati.
I prestatori di servizi di pagamento trasmettono a PagoPA, direttamente o attraverso BANCOMAT S.p.A. in relazione ai pagamenti effettuati presso gli esercenti con carte a valere sui circuiti PagoBANCOMAT® e BANCOMAT Pay®, le informazioni. La trasmissione è effettuata entro il secondo giorno lavorativo successivo alla data di contabilizzazione della transazione, sulla base delle specifiche tecniche e delle modalità telematiche definite con apposita convenzione sottoscritta con PagoPA.
PagoPA rende disponibile all’Agenzia delle entrate le informazioni ricevute dai prestatori di servizi di pagamento entro il quinto giorno lavorativo successivo alla data di ricezione dei dati, secondo le modalità telematiche e le specifiche tecniche definite con apposito accordo tra i due enti.
La prima trasmissione delle informazioni, riferite alle transazioni contabilizzate dal 1° settembre 2022, è effettuata dai prestatori di servizi di pagamento entro il 5 settembre 2022.
Entro il 31 ottobre 2022, i prestatori di servizi di pagamento trasmettono a PagoPA le informazioni riferite alle transazioni contabilizzate nel periodo dal 1° gennaio al 31 agosto 2022.

Nuova procedura del Fondo Est per il censimento delle utenze

Dal 4 luglio 2022, alle aziende, ai consulenti e ai centri servizi, che accedono alla piattaforma informatica utilizzata dal Fondo Est, è richiesto di accreditarsi nominalmente

Il Fondo Est chiarisce che, dal 4 luglio 2022, chi accede all’area riservata ad Aziende e Consulenti e Centri Servizi, dovrà necessariamente inserire le informazioni anagrafiche richieste, includendo il proprio ruolo riguardo la gestione online del Fondo. Senza il completamento della scheda non sarà possibile operare nell’area riservata.
Nello specifico, i ruoli previsti sono i seguenti:
– Amministratore di società di consulenza: è il professionista responsabile di una società di consulenza, studio professionale o centro servizi incaricato dalle aziende clienti, a svolgere operazioni per proprio conto sulla piattaforma di Fondo Est;
– Delegato di società di consulenza: è la persona, impiegato o collaboratore, incaricato formalmente dalla società di consulenza o centro servizi, ad operare sulla piattaforma di Fondo Est per conto delle aziende iscritte;
– Referente azienda: è la persona, impiegato o collaboratore dell’azienda, delegata dalla stessa ad operare sulla piattaforma di Fondo Est.
Per i centri servizi e gli studi associati con diversi collaboratori che operano sulla piattaforma del Fondo, verrà richiesto per ogni registrazione dei ruoli di creare un PIN, che servirà ad ogni figura ad accedere per proprio conto sulla piattaforma e che dovrà essere inserito ogni volta che si vorrà operare sul profilo della società di consulenza stessa.

Al momento dell’inserimento dei dati anagrafici richiesti per ogni ruolo, consigliamo a ciascun delegato di utilizzare il proprio computer. Nel caso in cui non fosse possibile sarà necessario cancellare la cronologia del browser oppure aprire una nuova scheda del browser stesso in modalità “incognito

Imposta di successione e Trust: chiarimenti dal Fisco

Le partecipazioni bloccate nel trust dal disponente e non cadute in successione alla morte di quest’ultimo e ancora parte del patrimonio segregato nel trust, di cui è titolare il trustee con vincolo di destinazione, non devono essere calcolate ai fini dell’attivo ereditario del defunto e dell’imposta di successione (Agenzia Entrate – risposta 04 luglio 2022 n. 359).

L’art. 2, co. 47, D.L. n. 262/2066 ha reintrodotto l’imposta sulle successioni e donazioni prevedendone l’applicazione “sui trasferimenti di beni e diritti per causa di morte, per donazione o a titolo gratuito e sulla costituzione di vincoli di destinazione.
Nel caso di specie, il disponente è deceduto e si è aperta la successione in favore dei figli che ancora non hanno provveduto all’accettazione formale dell’eredità.
Al riguardo, assume rilievo la circostanza che al momento del decesso del disponente, la quota di partecipazione nella società non faceva parte del patrimonio dello stesso in quanto segregata nel Trust e non è civilisticamente caduta in successione.
Pertanto, nel presupposto che, sotto il profilo civilistico, le partecipazioni in questione non siano cadute in successione, ma facciano tuttora parte del patrimonio segregato nel Trust e che il Trustee risulti il titolare della predetta quota di partecipazione di socio accomandante nella Società, nel rispetto del vincolo di destinazione impresso dall’Atto istitutivo del Trust medesimo, ai fini della presentazione della dichiarazione di successione e della determinazione della relativa imposta, la predetta quota non debba essere ricompresa nell’attivo ereditario del de cuius.
Nel caso di specie, la circostanza che il Trust “non può essere considerato validamente operante sotto il profilo fiscale”, rileva ai soli fini dell’imputazione dei redditi, comportando che i redditi formalmente prodotti dal Trust saranno assoggettati a tassazione in capo al Disponente.
Ai fini dell’applicazione dell’imposta sulle successioni e donazioni all’istituto del trust, occorre far riferimento alle disposizioni di cui all’articolo 2, commi da 47 a 49, del decreto legge 3 ottobre 2006, n. 262, con cui il legislatore, nel ripristinare l’imposta sulle successioni e donazioni, ne ha previsto l’applicazione anche agli “atti di trasferimento a titolo gratuito di beni e la costituzione di vincoli di destinazione, secondo le disposizioni del testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta sulle successioni e donazioni, di cui al d.lgs. 31 ottobre 1990, n. 346”.

Pubblicato in G.U. il DM che riduce le imposte sui carburanti

Riduzioni, per il periodo 9 luglio – 2 agosto 2022, delle imposte su taluni prodotti energetici usati come carburanti( MEF – DM 24 giugno 2022)

Il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della transizione ecologica, recante riduzioni, per il periodo 9 luglio – 2 agosto 2022, delle imposte su taluni prodotti energetici usati come carburanti è stato firmato il 24 giugno 2022.
In particolare, il decreto in oggetto, prevede la riduzione delle aliquote di accisa sulla benzina, sul gasolio e sui GPL impiegati come carburanti; lo stesso DM prevede altresì l’esenzione dall’accisa e la riduzione al 5% dell’aliquota IVA per il gas naturale usato per autotrazione.